Ciclismo

BARBERINO DI MUGELLO-FIORANO MODENESE

(90° Giro D'Italia 2007 - 8ª Tappa)

TABELLINO


COMMENTI

Bettini, attacco e beffa
Riccò ci prova, anzi no
Pinotti salva la rosa

L'iridato lancia la fuga: con lui c'è il baby modenese, che poi si rialza. Pinotti resta isolato: ha pagato le frasi sul doping? E in volata il norvegese Arvesen batte Bettini
 

dal nostro inviato
NINO MINOLITI
FIORANO (Modena)
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Una giornata lineare: al km 24 partono in 27, cinque si perdono per strada, i 22 superstiti della fuga si giocano la tappa 173 chilometri dopo e il norvegese Kurt-Asle Arvesen rimonta Paolo Bettini, provocandone un gesto di stizza sotto il traguardo. Ma anche una giornata convulsa, perchè tra i 5 che si rialzano, scendendo dal treno rivelatosi vincente, c'è anche Riccardo Riccò, uno dei giovani più interessanti, vice capitano della Saunier Duval di Gilberto Simoni, se non un favorito alla vittoria finale, quanto meno un credibile outsider.
LE DOMANDE Attorno a questo «giallo» si muove l'interpretazione dell'ottava tappa del Giro. Perchè Riccò ha deciso di non proseguire nel tentativo? E' la squadra che l'ha mandato allo scoperto (sbaraglio) o è stata una sua iniziativa? Poteva insistere a dispetto dei santi o non aveva scelta? Domande che ne generano delle ulteriori (ad esempio: perchè altri corridori da classifica hanno potuto proseguire?) e alle quali proveremo a dare delle risposte.
Intanto i fatti: l'attacco nelle fasi iniziali è promosso da Bettini in persona; il drappello degli attaccanti che si ingrossa, arricchendosi di volti noti (Bruseghin, Vila, Nocentini, Hincapie, Rubiera, Noè, Cioni, Petrov), con l'attenzione che si concentra però su Riccò. Il quale al km 49, in discesa, si lascia sfilare e viene raggiunto dagli inseguitori.

I BUCHI «Mi hanno fatto un paio di "buchi", davo fastidio: fino a quando sono rimasto non c'era accordo, poi la fuga ha preso 7 minuti...»: Riccò, amareggiato e nervoso, ha fornito la sua spiegazione, mentre Simoni poco prima non sapeva motivare le scelte del giovane compagno («Ha fatto tutto lui») e il d.s. Pietro Algeri dava un colpo al cerchio e uno alla botte per non far apparire il suo puledrino un cavallo imbizzarrito e se stesso uno sprovveduto. Qualcuno, considerato il caratterino di Riccò, ha ipotizzato una sorta di ostracismo nei suoi confronti (magari da parte di quel Bettini, che già l'aveva stoppato alla Sanremo...): ma a nostro parere, anche ammettendo la poca simpatia tra i due, a prevalere sono state ragioni squisitamente tattiche.
Riccò fa paura, viene considerato un big del Giro un pericolo reale: con lui dentro, quella fuga non sarebbe mai arrivata. Di Luca, che vi aveva piazzato i luogotenenti Noè e Spezialetti, e Cunego, che addirittura era presente con 3 uomini, non avrebbe mai dato confidenza al modenese. Chiaro che gli altri protagonisti dell'attacco avessero poca voglia di proseguire con quello scomodo compagno di viaggio, che li avrebbe condannati a un rapido naufragio: lo stesso Arvesen l'ha fatto capire. Riccò poteva insistere, ma a prezzo di uno stress esagerato.
Chiunque abbia deciso quell'affondo, ha sbagliato strategia. La Saunier Duval doveva essere presente, ma non con Riccò, bensì con Mayo o Piepoli. E non tanto per pensare alla classifica (se vuoi dinamitare la corsa, meglio farlo in una tappa come quella di Spoleto) quanto per evitare di dover poi tirare perchè unica formazione scoperta. Eventualità che si è poi puntualmente realizzata, e per 120 chilometri. A proposito: ieri il bravo Marco Pinotti ha salvato la maglia rosa per 28', dopo che Andrea Noè - ora secodo alle spalle del bergamasco - era stato a lungo leader virtuale. Da applausi il lavoro dei T-Mobile superstiti per difendere il capitano, che nel finale s'è fatto vedere personalmente in testa al gruppo.

LA DANZA In pratica a menare la danza dietro i battistrada sono state due squadre, mentre le altre sono rimaste a guardare. Tatticamente ci sta: T-Mobile e Saunier Duval senza uomini nella fuga, una impegnata a difendere il primato, l'altra a non fare dilatare il vantaggio di rivali scorbutici per la vittoria finale. Certo, la solitudine di Pinotti ha fatto impressione: ai 75 km dal traguardo, con davanti solo pianura, i battistrada avevano 6'25". Tanti, ma non ancira troppi: eppure nessuna squadra dei velocisti (Forster, Petacchi e Hushovd erano col grosso) ha dato una mano. Honni soit qui mal y pense: sia maledetto chi pensa male, soprattutto se sospetta che a Pinotti, dopo qualche uscita sul solito tema, siano rimasti pochi amici in gruppo...


Bettini, ko e polemiche
L’olimpionico beffato da Arvesen dopo una fuga infinita con Riccò

Dall’inviato
Nando Aruffo

FIORANO MODENESE - Dall’autodromo del Mugello a quello della Ferrari: sarà stato l’asfalto, l’assenza dei tombini, o forse soltanto l’aria, chissà: sta di fatto che questo Giro s’è messo ad andare davvero di corsa. Fughe sin dal mattino anche quando c’è da scalare il Terminillo, arrivi in netto anticipo sul previsto, McEwen che arriva con i velocisti vicino al limite del tempo massimo come se fosse una tappa di montagna, la tivù che deve rovesciare l’ordine delle trasmissioni, anche la prima scintilla innescata da Gilberto Simoni. Ma siamo al Giro o dentro una centrifuga?
LA FUGA - Accade che, superato il Passo della Futa, dopo soli 24 km scappano in ventisette tra i quali spiccano Bettini, Noè, Riccò, l’americano Hincapie, Nocentini, Rubiera, Cioni (4° al Giro 2004 a 4'36' da Cunego) Brutt. Non ci vuole tanto a capire come la presenza di Riccò sia incompatibile con il buon esito della fuga: è compagno di squadra di Simoni ed è un uomo decisivo per la vittoria finale del Giro. Riccò capisce che è meglio rialzarsi e farsi raggiungere dal gruppo. Se lui, al contrario, avesse insistito, i due uomini di Danilo Di Luca ( Noè e Spezialetti) i tre uomini di Cunego (Bruseghin, Vila e Marzano) e i due di Savoldelli (Bazayev e Yakovlev) non avrebbero più collaborato e la fuga sarebbe finita lì.
POLEMICA - Scoppia il putiferio, perché Simoni all’arrivo è un vulcano in attività: « A qualcuno questa fuga costerà cara, c’era dentro gente tenace, abbiamo regalato quattro minuti, per qualcuno sarà dura recuperarli. Io non ho capito cos’abbia fatto Riccò: nessuno gli ha detto di staccarsi, l’abbiamo trovato fermo » . Il ds della squadra Pietro Algeri in corsa dice « L’ho fermato io »; a bocce ferme corregge il tiro: « Eravamo in una zona d’ombra con le radio ». Riccò offre una terza versione: « Il mio direttore sportivo mi ha detto di stare nella fuga ma di non tirare, perché il capitano è Simoni. Poi hanno cominciato a creare dei “buchi“ davanti a me, io facevo fatica a chiuderli, ho capito che lì davanti davo fastidio » .
Stupisce, piuttosto, quello che accade dietro, perché tutti stanno a guardare ed è proprio la Saunier Duval di Riccò e Simoni a dare una mano a Pinotti per salvare la maglia rosa: Noè per circa 130 chilometri è primo in classifica.
BETTINI - Dentro a tutto questo, risalta il campione del mondo Paolo Bettini: ancora una volta all’attacco, ancora una volta battuto. Avrebbe meritato la vittoria qui a Fiorano come il giorno prima al Mugello: il Petacchi di giornata è Kurt Asle Arvesen, nato a Molde (Norvegia), 15 vittorie da prof e residente sul Lago di Garda. Atleta polivalente da ragazzo: promessa nel calcio; 800, salto in alto e salto in lungo nell’atletica; sci di fondo (chiaramente): poi scopre il ciclismo nel periodo di riabilitazione dopo un incidente di sci e da allora non se n’è più staccato: nel 1997 si è laureato campione del mondo under 23 su strada a San Sebastian. Bettini se l’è trovato di fianco a due pedalate dall’arrivo, dopo essere stato autore di uno sprint di mezzo chilometro per andare a riprendere due che cercavano di beffarlo: prima Sella e poi Brutt. Dirà Bettini: « Peccato: sono riuscito a levarmi dalla ruota tutti tranne Arvesen. Io sto cercando di vincere tutti i giorni, ci riproverò, se vinco in Toscana è meglio ». Il Lido di Camaiore è in Toscana e oggi ci riproverà anche Petacchi: « L’andatura veramente forte sin dalla partenza ha fatto stare tranquillo me e la squadra: la tappa che arriva a Camaiore è troppo importante ». C’è Coppi (22 vittorie al Giro) da raggiungere.


Giro: Arvesen vince la tappa, Pinotti resta in rosa


(ANSA) - FIORANO MODENESE, 20 MAG - ROMA - Era nell'aria, e puntualmente succede: nell'ottava tappa del Giro scatta la grande fuga. Ci sono 200 chilometri da fare, tra Barberino del Mugello e Fiorano (come dire, un itinerario Rosso...). Dopo 24 chilometri se ne vanno in piu' di 20. Dopo il su e giu ' attraverso l'Appennino emiliano, hanno il massimo vantaggio di quasi 7'.
Tra loro, Paolo Bettini che ancora cerca la prima vittoria di tappa in maglia iridata, Andrea Noe' che e' il meglio piazzato in classifica, ma anche Yakovlev, Bruseghin e tanti volenterosi. Non pero' Riccardo Ricco', che e' modenese e ci terrebbe a fare bella figura: entra nella fuga, ma pare che venga 'consigliato' a rinunciare.
Dopo il traguardo e' avvilito: "Forse mi temevano per la classifica generale...". La vittoria Bettini continua a cercarla anche dopo che la fuga arriva in casa della Ferrari, perche' e' il 'Grillo' a chiudere sul tentativo di contropiede lanciato da Emanuele Sella all'ultimo chilometro. Per lo sforzo pero' Bettini deve subire la rimonta del norvegese Kurt-Asle Arvesen che lo 'svernicia' come se avesse una moto.
Dopo 4'19" arriva il gruppo della maglia rosa. L'ingegner Marco Pinotti la salva, ma la classifica e' rivoluzionata ancora una volta. Ed i 'big' sono lontani: il piu' in alto e' Di Luca, 17/o a 4'12", Cunego e' 22/o a 5'06", Savoldelli 25/o a 5'19", Garzelli 32/o a 5'37". E' vero che le montagne vere, in programma a partire dal prossimo fine settimana, scremeranno la classifica. Ma anche uno come Simoni, 36/o a 6'12", comincia a preoccuparsi...
(www.ansa.it)



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