Rugby: 19/11/2005

ITALIA - ARGENTINA

(Test Match)

TABELLINO


COMMENTI

L'Italia illude
L'Argentina vince


Azzurri in partita fino a 24' dalla fine sul 22-22
Poi i Pumas dilagano e chiudono con 4 mete a 1


GENOVA. Fu vera gloria, la vittoria su Tonga? Ieri l'Argentina ha precisato: no, fu vana gloria. Vincere sui deboli è un diritto, ma anche un dovere, nel rugby. E i Pumas hanno interpretato alla perfezione questo concetto, ai nostri danni. Quattro mete contro una (forse sarebbero state 5 se avessero optato per la mischia a 5 metri invece dell'ultimo calcio di Contepomi), 17 punti appena di scarto, nemmeno troppi. Ma questa sconfitta va letta al di sopra del reale punteggio conclusivo. Perchè se fino al quarto d'ora della ripresa gli azzurri erano ancora in parità, 22-22 e davano la splendida illusione di poter acciuffare la vittoria, lo si doveva esclusivamente alla precisione al piede di Ramiro Pez, 100% di mira. Senza l'apertura di Cordoba, l'Italia sarebbe stata lontanissima nel punteggio. Si deve al grande «desaparesido» della nazionale, dimenticato da Kirwan all'alba della coppa del Mondo d'Australia, se gli azzurri hanno raggiunto il pareggio: 22-22 al 16' della ripresa.
Ma i Pumas sono fieri, ogni volta che hanno sentito addosso il fiato degli italiani, hanno reagito con rabbia. E da quel fatale 17', quando Stortoni, l'estremo, ha infilato un corridoio libero nella nostra difesa colapasta realizzando vicino ai pali, la gara si è conclusa. L'uno-due di Aramburu, altro nostro clamoroso liscio difensivo, ha provocato il collasso e la fine di ogni speranza di vincere e risalire il ranking. Dove l'Italia resta ancorata all'11° posto, finchè dura, mentre l'Argentina merita qualcosa in più dell'ottavo.
Le note positive dell'Italia si aprono e poi si chiudono con Pez. Il suo quinto calcio da metà campo, sferrato con l'incoscienza di chi può permetterselo, ci ha ricordato il miglio Dominguez e il sesto ha richiesto la prova televisiva, prima a nostra memoria nel rugby. Troppo poco per poter pensare di battere una formazione super-organizzata come l'Argentina, che ha interpretato perfettamente la chiave ottica dell'incontro, impostata dal suo capo-allenatore, l'architetto Loffreda, che non sa costruire solo palazzi, ma anche squadre di spessore. Le sue disposizioni sono parse elementari per imbavagliare il nostro gioco: possesso del pallone, rapidità nell'organizzarsi attorno ai raggruppamenti, velocità nel trasmettere fuori l'ovale, con qualche peccatuccio di presunzione da parte di Hernandez, bravissimo, ma solo per sè, costante pressione delle terze linne su Griffen, cacciato come una preda ambita per questo scalpo vistoso. Di contro, l'Italia ha subito la pressione della mischia in prima linea (Lo Cicero punito per aver rifiutato un ingaggio!), ha patito una terza linea evanescente (prima andava giocata la carta Mauro Bergamasco) che non ha protetto Griffen, cervello del gioco, una difesa saltata sistematicamente sul primo e anche secondo placcaggio (tutte le 4 mete nate da nostri errori: Persico, Canale, Griffen, Parisse), l'incapacità di uscire dai propri ventidue.
Nel primo tempo l'Argentina ci ha preso le misure, nel secondo si è insediata saldamente nella nostra metà campo, presidiandola. Due volte gli azzurri sono riusciti a varcarla, venedo subito ricacciati indietro. L'ingresso nei ventidue avversari solo a fine gara, quando Canale ha inscenato una splendida fuga dalla nostra linea di metà, dimenticando il sostegno dei compagni e cadendo rovinosamente. Nel finale, una reazione rabbiosa ci ha portato sulla linea argentina, una rissa ha scatenato i livori di una prestazione deludente, che ci riporta al nefasto ieri l'altro.
Carlo Gobbi



Italia, due errori di troppo
I Pumas vendicano Cordoba, complici i due svarioni in tre minuti (39-22)

Dall’inviato Francesco Volpe

GENOVA - La vendetta dei Pumas. Quattro mete per cancellare lo sgarbo di Cordoba e ristabilire le gerarchie. I giaguari di Berbizier, come qualcuno aveva ribattezzato gli azzurri giocando sul nome dello sponsor, mostrano unghie ancora da latte.
Rizzano il pelo, tirano qualche graffio, ma alla fine si lasciano addomesticare da due mete di stampo prettamente natalizio. Tre minuti di assoluta follia, a cavallo dell’ora di gioco. Stortoni, Tiesi e Aramburu che passano in prima fase con il Viacard, per il 14-0 che scava il solco e, di fatto, mette a nanna la partita. Uno- due da knock-out proprio quando l’Italia era riuscita a raddrizzare il pomeriggio (22- 22) con due spettacolosi piazzati di Ramiro Pez: il primo da metà campo, il secondo accordato soltanto dalla moviola (!).
« Abbiamo fatto un passo avanti, a Cordoba, e due indietro, oggi» la sintesi di Pierre Berbizier in un frenetico dopopartita. Il coach azzurro è rientrato precipitosamente in Francia per un problema familiare, ritroverà la squadra domani sera a Monza. «La vittoria dell’Argentina rientra nella logica del rugby - fa a tempo ad aggiungere il c.t. - I Pumas hanno rispettato le basi di questo gioco: conquista, occupazione del campo. Noi abbiamo accettato il loro ritmo e sbagliato troppi placcaggi».
Al solito, si tratta di stabilire se il bicchiere vogliamo vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto. Di sicuro è stata una partita vera, combattuta, non il solito “vorrei ma non posso” cui c’eravamo ormai rassegnati negli ultimi mesi dell’era Kirwan. Una partita vissuta per un’ora buona sul filo, in cui ha prevalso chi ha commesso meno errori. La disponibilità al gioco della nuova Italia è stata esaltata dalla meta di Canale in mezzo ai pali (27' pt), con Pez a mandare a vuoto due terze per l’assist vincente. E’ stata depressa dalla superiorità del pack dei Pumas, che ha messo pressione e sporcato la conquista tutte le volte in cui non è riuscito a meritarsi il pallone. Una guerra di trincea, logorante, in cui gli avanti azzurri si sono battuti, restando però a corto di energie ed idee nei momenti decisivi. « La nostra tattica era questa: fiaccare la mischia italiana per creare spazi al largo» gongola Marcelo Loffreda, il coach dei Pumas, con l’aria di chi si è appena pappato un grasso topolino. In realtà gli spazi si sono visti solo in occasione dell’ultima meta, quando Tiesi ha mandato a vuoto Del Fava e Griffen, prima di incespicare su Festuccia e servire Aramburu. Le altre mete sono nate da imperdonabili errori azzurri: un placcaggio di Pez “ aperto” da Tiesi ( 11' pt), un tardivo ripiazzamento della linea veloce su campanile di Hernandez (40' pt), un “buco” difensivo di Canale su Stortoni ( 18' st). Roba da mordersi le dita fino ai gomiti. Finisce 22 a 39, con una meta divorata in tre contro uno dall’egoismo di Canale ed un’altra negata ad un ispirato Nitoglia da un rimbalzo beffardo dell’ovale.
Errore iniziale a parte, Pez ha retto la barra del timone azzurro come faceva Diego Dominguez nei giorni di bufera. Un assist e 100% al piede (17 punti), con due piazzati da 45 e 50 metri. Se, come dice Berbizier, «nel rugby conta fare punti » , non si vede come il francese possa rinunciare il futuro all’apporto del “ piccolo Wilkinson”. Di lui ormai sono lampanti pregi e difetti, ma con quel piedino sinistro e con una Nazionale che resta a trazione anteriore, i primi superano di gran lunga i secondi. Per qualcun altro, viceversa, è già tempo di esami di riparazione. Evanescente Sole, confusionario Griffen, non troppo sicuro Galon: l’elenco dei rimandati è lungo. Mettiamoci, per una volta, anche Canale, duramente bacchettato dal c.t.: «Il rugby si gioca in 15 e il passaggio non può essere l’estrema risorsa» . Saranno le Fiji, sabato a Monza, a firmare la pagella d’autunno.


JAGUAR TEST MATCH 2005: ITALIA - ARGENTINA 22-39, DA DOMANI GLI AZZURRI A MONZA PER PREPARARE LE FIJI


19/11/2005 Genova – Non basta il calore del “Luigi Ferraris” di Genova alla Nazionale Italiana Rugby, impegnata oggi a Genova nel Jaguar Test Match contro l’Argentina, per bissare il successo colto sui Pumas lo scorso 17 giugno a Cordoba. Finisce 22-39 per il XV allenato da Marcelo Loffreda, abile ad approfittare nei 20 minuti finali di alcune indecisioni difensive di Bortolami e compagni dopo che la prima frazione di gioco aveva evidenziato un buon equilibrio tra le due formazioni.
Pronti via, ed è l’Argentina che prova subito a spingere, a conquistare con gli avanti palloni di qualità da consegnare ai trequarti: al 10’ il giovane centro sudamericano Tiesi trova un varco nella difesa italiana ed apre le marcature. Felipe Contepomi non è preciso dalla piazzola, ed i Pumas guidano 0-5.
Passano tre minuti e l’Italia comincia a crescere, arriva una punizione per tenuto a terra degli argentini che Pez trasforma per il 3-5, ma sono gli ospiti a ristabilire subito le distanze con una punizione di Contepomi assegnata da Whitehouse per un fallo Azzurro in ruck.
L’Argentina riesce ancora ad allungare sul 3-11 ancora con Contepomi, poi l’Italia accorcia sul 6-11 con Pez prima – in gran giornata dalla piazzola – ed allunga con Canale, servito proprio dall’apertura del Perpignan che poi trasforma per il 13-11.
Il vantaggio Azzurro dura appena 120 secondi: l’Italia commette ancora fallo intorno al raggruppamento e dalla punizione che ne scaturisce è ancora Contepomi a scegliere la via dei pali.
13-14, ma l’Italia c’è e lo dimostra ripordandosi ancora avanti sugli sviluppi di una touche che da a Pez l’opportunità di piazzare ancora: 16-14 ed il pubblico del Ferraris sogna l’impresa, incoraggia Bortolami e compagni.
Ma è l’Argentina ad andare al riposo in vantaggio:palla recuperata in mezzo al campo dai Pumas, rolling maul che sospinge indietro l’Italia, apertura all’ala con salto del pilone Roncero e difesa Azzurra che non riesce a fermare la progressione di Leonelli che marcaz il 16-19 con cui si chiudono i primi 40’.
Negli spogliatoi l’Italia prova a trovare una maggiore coesione, ma subito in avvio di ripresa è l’Argentina a trovare ancora i pali sull’ennesima penalità concessa dai padroni di casa: Contepomi è preciso, e porta i suoi sul 16-22. L’Italia, sospinta dal pubblico, prova a tornare in cattedra, indovina due punizioni con Pez che danno il 22-22 e fanno sperare gli oltre 20.000 del “Ferraris”.
Ma tra il 17’ ed il 20’ i Pumas chiudono la gara bucando due volte la difesa Azzurra: Stortoni prima, Aramburu poi infliggono all’Italia due mete e, di fatto, chiudono l’incontro.
Ancora Contepomi al 28’ fissa il risultato sul 22-39 ed il serrate finale dell’Italia non riesce a concretizzarsi in una meta che, comunque, altro non farebbe se non ridurre il passivo.
Da domani il Gruppo Azzurro sarà a Monza per iniziare a preparare l’ultimo dei tre Jaguar Test Match novembrini che sabato prossimo, al Brianteo di Monza, vedrà la Nazionale Italiana Rugby affrontare le Isole Fiji.








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