Rugby: 11/11/2006

ITALIA - AUSTRALIA

(Test Match)

TABELLINO


COMMENTI

La mischia azzurra frena l'Australia

Prima linea feroce Wallabies in affanno
Paghiamo gli errori in difesa e in touche


ANDREA BUONGIOVANNI
ROMA
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John Connolly, c.t. dell'Australia, deve averlo capito presto che non sarebbe stato un pomeriggio facile. Poco prima del fischio d'inizio, quando insieme allo staff si è presentato in tribuna, nessuno ha saputo indicargli dove si trovavano i posti a loro riservati...
IL VIA R infatti: pronti-via e Cannon, tallonatore gialloverde, reo di un pugno-spinta ai danni di Canale, è punito con un giallo. E' l'inizio di una partita che per l'Italia si trasformerà in un quasi capolavoro. Gli azzurri, sorretti da una mischia da sballo, contro i vice campioni del mondo recitano da protagonisti. Pez fallisce il primo piazzato, ma poi in 10' (e, appunto, in 15 contro 14) ne infila tre consecutivi da una distanza compresa tra i 38 e i 46 metri per un 9-0 che fa sognare. Tutto nasce dal lavoro del pacchetto, della prima linea e di un monumentale Castrogiovanni in particolare. Bexter, 29enne al 40° cap della carriera - non un pivellino - opposto all'oriundo argentino è spesso costretto a soccombere nell'uno contro uno. Da lì nasce un match che Bortolami e compagni riescono a tenere su ritmi bassi, ideali per mettere in scacco un'Australia che non accende la luce. L'Italia, costretta a rinunciare all'influenzato Robertson rimpiazzato da Stanojevic, ha maglie difensive ben strette e raramente concede spazio agli avversari. Piuttosto, nonostante l'assenza di Vickerman, patisce in touche, dove Festuccia soffre nell'introduzione e i saltatori avversari sembrano utilizzare l'ascensore.
IL MAGO Mortlock accorcia con un piazzato, ma Pez ristabilisce il vantaggio (12-3 al 26'). Ci vuole una magia di Larkham per ammirare la prima vera azione: la stella dei Brumbies, schierato primo centro, crea un break con una super finta e taglia il campo in diagonale per Rogers, al quale non resta che depositare in meta. Pez sbaglia due coraggiosi tentativi di drop, Mortlock centra nuovamente i pali, l'Italia va sotto (12-13), ma non si scompone. Tanto che un altro piazzato fa terminare il primo tempo sul 15-13. Nella storia degli scontri diretti (dieci) non era mai successo che gli azzurri, all'intervallo, si trovassero in vantaggio.
ERRORI FATALI Nemmeno quel giorno di trent'anni fa a Milano, quando la nazionale di Roy Bish fu superata con un solo punto di scarto. A propositi: l'ex c.t. azzurro, scomparso in settimana, avrebbe meritato almeno un ricordo, un saluto. Nella ripresa la musica cambia, ma non poi molto. In avvio, però, su una touche italiana a due passi dalla propria linea di meta, Parisse perde un pallone-chiave e gli ospiti sfondano con Sherperdson. L'Italia, spinta dal pubblico del Flaminio, gioca con generosità e disciplina. Nieto, per continuare a tenere sotto pressione la prima linea Wallaby, rimpiazza Castrogiovanni, Sole prende il posto di Zanni. Il piede di Pez ricuce lo strappo e per altri 15' il match vive di grande equilibrio (18-20). Fino a 9' dal termine, quando il n.8 Palu fa vedere di che pasta è fatto. Parte da metà campo, sradica tre avversari e cede l'ovale a Martlock per il colpo del k.o.. Nel finale alcuni errori di troppo (vero, Peens?) impediscono all'Italia un recupero che avrebbe del miracoloso.
IL BILANCIO Nonostante la sconfitta e i rimpianti, il bilancio azzurro, in vista della sfida di sabato a un'Argentina ieri capace di violare Twickenham, resta positivo. Sedici mesi fa a Melbourne, nell'ultimo scontro diretto, l'Australia vinse 69-21: i due quindici, quel giorno, erano sostanzialmente gli stessi di quelli di ieri (11 titolari di ritorno per gli azzurri, 10 per i canguri). I progressi i un intervallo di tempo così breve, sono evidenti. Si può essere ottimisti.



ITALIA-AUSTRALIA 18-25. Gli azzurri sfiorano l’impresa con i vice-campioni del mondo davanti ai 22.000 del Flaminio
Splendida incompiuta
Una prova super della mischia e il piede di Pez fanno sognare l’Italia, tre errori costano il ko

di Francesco Volpe

ROMA - Questione di dettagli. Sette punti tra Italia e Australia, un’inezia a questi livelli. Un paio di “rigori” sbagliati da Pez (6 punti persi), una rimessa laterale difensiva schiaffeggiata da Parisse (7 punti regalati), una punizione tirata da Peens a fondo campo anziché in bandierina (38’ st) per la touche che avrebbe potuto sancire il pareggio. Dettagli, appunto. Che in un Flaminio inondato di sole e di gente hanno finito per fare la differenza. Come quel “finger-pass” (passaggio volante) di David Campese che dodici anni fa, a Brisbane, piegò la nascente Italia di George Coste. Da allora i Wallabies non erano mai stati tanto vicini.
REGIA - C’è voluto un altro condottiero francese per tornare a guardarli negli occhi, per rivivere quelle emozioni. Pierre Berbizier ha dato ormai alla sua Nazionale una precisa identità. Difesa solida, mischia d’acciaio, un pizzico di fantasia. E’ ancora in cerca, il “petit general”, di un’affidabile cabina di regìa. Anche contro i Wallabies, Ramiro Pez e Paul Griffen si sono limitati all’ordinario, senza accendere mai la lampadina, nonostante una mischia debordante che ha messo in croce i piloni avversari. Il malcapitato Baxter s’è trovato davanti prima Castrogiovanni, poi Nieto: un pomeriggio da cani. Contro Shepherdson si è rivisto il Lo Cicero dei tempi migliori, sempre nel vivo del gioco. Al 28’ pt, la testuggine azzurra ha innestato la ridotta e carrettato i Wallabies per venti metri: roba che ormai non si vede neppure in serie C. Su quelle fondamenta l’Italia poteva costruire una grande impresa, invece è qui a interrogarsi su un’altra splendida incompiuta.
Alla Nazionale è mancata una gestione più efficace del possesso. Ma è mancata soprattutto la touche. Sharpe - il “ canarino con le vene varicose” delle impagabili telecronache di Sky - Chisholm ed Elsom hanno dominato i cieli, rifornendo la loro linea veloce dei palloni indispensabili a colpire. Sono bastate due distrazioni per lanciare la cavalleria “aussie” oltre le nostre trincee: al 31’ pt, un opaco Larkham ha sorpreso Mirco per un due contro due imparabile con Rogers e Canale; al 33’ st, una giocata studiata a tavolino ha recapitato l’ovale ai 120 chili di Palu, in sovrannumero tra i centri azzurri. Sostegno vincente di Mortlock e risultato inciso nel marmo.
SCENARIO - Roma ha risposto alla grande al richiamo dell’Australia vice-campione del mondo. Tribune gremite, sceneggiatura spettacolare, con un’orda di mini rugbisti di Abruzzo, Campania e Lazio ad applaudire l’ingresso in campo degli azzurri. Che sono scattati 9 a 0, complice un ceffone di Cannon a Canale e due piazzati di Pez da 45 metri. Brillante Stanojevic, schierato all’ultimora al posto di Robertson (contrattura): doppia chiusura su Tuqiri, poi due volte ol­tre il vantaggio palla in mano. Volenteroso ma ancora tenero Zanni. Il guizzo di Larkham liofilizza lo scarto (15- 13 al riposo), poi l’ingenuità di Parisse (touche schiaffeggiata) proietta Shepherdon oltre la linea (15-20). L’unica invenzione di Pez (calcetto a seguire) manda in tilt i robot in maglia oro (18-20), ma poco prima Ramiro aveva fallito il suo secondo “rigore”. Mortlock allunga (18- 25), Peens spadella una punizione che chiedeva solo di essere calciata fuori. Questione di dettagli. L’Australia ringrazia.


SABATO AL FLAMINIO GLI AZZURRI CONTRO L'ARGENTINA


Roma – La Nazionale Italiana di Pierre Berbizier spaventa l’Australia e, nonostante la sconfitta per 18-25 subita oggi al Flaminio di Roma, dimostra di aver mosso un nuovo, importante passo in avanti nel proprio percorso di crescita. I vice-campioni del Mondo hanno sofferto, forse ancor più di quanto dica il risultato, riuscendo ad assicurarsi la vittoria solo a meno di dieci minuti dalla fine.
La partenza era stata tutta italiana, con gli Azzurri abili ad approfittare della superiorità numerica maturata dopo soli 2’ per un colpo al volto inferto dal tallonatore australiano Cannon al centro dell’Italia Canale: tra il quarto ed il quindicesimo minuto l’Australia era costretta al fallo in quattro occasioni, per tre volte l’apertura Ramiro Pez centrava i pali e portava l’Italia sul 9-0.
Al 21’, iniziava la rimonta australiana, con Mortlock che centrava i pali sul primo fallo concesso dall’Italia riducendo le distanze. Ma era il pacchetto italiano a salire in cattedra, mettendo in difficoltà in più occasioni gli otto avanti Wallabies: arrivava un nuovo centro su punizione di Ramiro Pez, che riportava l’Italia a +9, sul 12-3. L’Australia provava a lanciare i propri trequarti, e trovava il varco giusto al 27’: azione al largo, palla all’apertura Mat Rogers e meta quasi in mezzo ai pali. Mortlock trasformava e portava il XV allenato da John Connolly a due lunghezze dall’Italia, 12-10. Il primo vantaggio Wallaby giungeva a sette minuti dal termine della prima frazione di gioco, dopo un fallo fischiato nelle profondità della metà campo italiana, che Mortlock capitalizzava. Sotto per 12-13, Bortolami e compagni non si perdevano d’animo e, nonostante qualche problema che emergeva nelle rimesse laterali, continuavano a mostrare voglia di lottare. Il piazzato di Pez allo scadere della prima frazione di gioco permetteva all’Italia di andare a riposo in vantaggio 15-13, con la piena consapevolezza di poter tentare la grande impresa.
Le ambizioni Azzurre subivano un duro colpo dopo appena due minuti della ripresa, quando il pilone Sheperdson approfittava di un rimbalzo favorevole dopo una touche nei pressi dell’area di meta italiana e toccava al di là della linea.
La reazione italiana non si faceva attendere, a testimonianza di una crescita non solo tecnica ma anche mentale degli uomini di Berbizier: il sesto centro di Pez su punizione riportava il XV di casa a due punti dall’Australia, 18-20.
L’Italia fiutava l’impresa, l’Australia dopo il pareggio di Cardiff della settimana scorsa temeva un nuovo risultato non in linea con le aspettative di questo tour e provava a spingere sull’acceleratore. Anche il pacchetto di mischia “aussie”, sino a quel momento in seria difficoltà di fronte ad un pack Azzurro che si confermava di altissimo livello, trovava la forza per mettere in crisi in alcune occasioni gli otto uomini della mischia guidata dal tecnico Carlo Orlandi e diventava la base per il break del terza centro Palu. Il numero 8 gialloverde trovava campo aperto nella difesa italiana e serviva in ultima battuta il capitano Stirling Mortlock, che marcava la meta del 18-25.
Bortolami e compagni non demordevano, e chiudevano in avanti, senza riuscire però a trovare il varco giusto nella difesa australiana, che avrebbe potuto dare loro la meta del pareggio.
Sabato prossimo, ancora al Flaminio, l’Italia tornerà in campo contro l’Argentina, oggi vittoriosa a Twickenham contro l’Inghilterra 18-25.












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